Cieli di fuoco by Simon Sebag Montefiore

Cieli di fuoco by Simon Sebag Montefiore

autore:Simon Sebag Montefiore
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: General, Historical, Fiction
ISBN: 9788867005277
editore: Corbaccio
pubblicato: 2018-06-27T22:00:00+00:00


Sesto giorno

I

Nell’ospedale da campo, Fabiana leggeva le poesie di Foscolo in attesa che il suo Paziente Uno si svegliasse. Era mattina presto e aveva passato quasi tutta la notte ad accudirlo. Dopo avergli somministrato un leggero anestetico, aveva estratto la pallottola dalla spalla e l’aveva posata su un vassoio, dove ora se ne stava tutta ammaccata come un insetto metallico. Poi aveva pulito la ferita e l’aveva cucita. Per finire aveva spogliato il malato e lo aveva lavato con una spugna. Ora gli sedeva accanto, stanca per averlo sollevato e rigirato tutto da sola. Quanto a lui, avrebbe dormito ancora per un bel po’.

Cercò di svegliarsi del tutto. Curando il suo paziente si era resa conto di essere tornata se stessa, la se stessa che era sempre stata prima di sposarsi. Ripensò alla sua vita, a quando andava a scuola dalle suore di Nevers vicino a casa sua a Venezia, un istituto per ragazze ricche e aristocratiche. Aveva vinto una borsa di studio e conosciuto un’insegnante che le aveva cambiato l’esistenza, una monaca nata in Russia, professoressa di russo e storia. Dopo aveva studiato per diventare infermiera all’Ospedale dei Santissimi Giovanni e Paolo, con la sua facciata monumentale e i reparti squallidi e male illuminati. Tutto quello che era avvenuto prima della Russia aveva avuto luogo in quella piccola zona di Venezia, eppure ogni cosa aveva congiurato per portarla lì, in quell’esatto momento di quella guerra.

Sono una vedova, pensò, e se vado a casa dovrò tornare ad abitare con i miei genitori senza più niente di mio. Non sono nemmeno più giovane, ormai, perché ho superato da un pezzo i trenta. Sono entrata nel matrimonio a mani vuote e ne sono uscita a mani vuote, ma sono rimasta la stessa. Ippolito non mi ha cambiata per niente. Ho soltanto il suo nome, il ricordo dei suoi pugni sulla pelle, e la Russia. Sono le cose che ho visto qui ad avermi cambiata.

Tornò con un sospiro al libro di poesie. Era immersa nella lettura dei Sepolcri – sulla linea sottile tra la vita e la morte, su come da questa desolazione possa sprigionarsi un inno alla vita e all’amore, sulla dolcezza delle illusioni – quando il Paziente Uno si mosse. Premiandosi con una manciata di ciliegie e una fetta del pane nero borodinskij, Fabiana controllò i risultati del proprio lavoro. L’operazione non era stata difficile. Suturare era la sua specialità. Era anche forte e per nulla imbarazzata dalla nudità dei malati. Quando un uomo stava così male, era come prendersi cura di un bambino o di una bestiola. Il taglio sulla fronte era ridotto a un graffio, sul quale un medico locale doveva aver applicato un impiastro appiccicoso al quale forse si doveva la guarigione. Forse Uno era un cosacco, ma aveva su cosce e caviglie le irritazioni tipiche di chi ha cavalcato a lungo, dal che dedusse che fosse nuovo alla vita in sella. Il viso e il corpo erano coperti di ematomi blu e neri, ma portava anche i segni di frustate e colpi inferti con oggetti appuntiti.



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